L'ipnotista
Magro, occhi azzurri, viso scavato nelle guance, naso aguzzo ma ben proporzionato, un bel viso diresti, aperto, ma intuisci immediatamente che c'è qualcosa di nascosto in lui che non potrai mai conoscere; nonostante ciò, non sei allarmato.
Parla rapidamente, a volte t’incalza o ti precede, a volte ti blandisce come se la soluzione l’avessi già trovata e fosse nelle tue mani; la sua voce è quasi sempre uguale anche se veloce come un torrente in discesa, ti ammalia, ti conquista e questo forse ti tranquillizza, per cui ti fidi.
Se fosse un animale Giancarlo Russo sarebbe un uccello; forse assomiglia ad un compagno di scuola o uno che abita nel tuo palazzo, uno che hai sempre visto e anche questo fa sì che Giancarlo ti sia familiare; lo fai entrare, gli concedi una confidenza che altrimenti non gli daresti, qualcosa ti spinge a fidarti di lui.
L’ipnotista, per metà, lo hai già accolto.
Due ore e mezza di chiacchiere non si riassumono in meno, come minimo, di cinque ore, per cui voleremo per sommi capi sugli argomenti trattati per fare una sintesi simbolica.
“Che cos’è l’ipnosi?” non è certo una guerra di cervelli in cui uno prevale sull’altro. Diremmo piuttosto che l’ipnotista funge da mediatore tra te e una parte di te. Tutti possono essere ipnotizzati anche se la parte terapeutica può non essere per tutti.
Le onde degli stati mentali possono passare dal tipo beta (soggetto normale, stato di veglia), a quello gamma (stati di grande energia, tensione muscolare o mentale, gioia, paura), onde alpha (veglia ad occhi chiusi, inizio della meditazione), allo stato r.e.m. delle onde tetha (stato di profonda meditazione), sino a quelle del livello delta che è quello del sonno profondo. Lo stato di ipnosi si colloca tra lo stato alpha e tetha.
L’ipnotista altro non fa che aiutarti a stabilire una connessione con te stesso, profonda; sei sveglio, presente come se fossi in uno stato di meditazione. Dal punto di vista dei tracciati e delle risonanze magnetiche funzionali i due stati sono sovrapponibili, la differenza consiste nell’obiettivo. Nell’ipnosi la presenza dell’operatore distrae l’attenzione dal sintomo e lo pone su di un pensiero risolutivo, nella meditazione c’è la sorta di conquista di un luogo/stato mentale che dà serenità.
Giancarlo è un fisioterapista e per primo ha portato in Italia l’ipnosi nei trattamenti della terapia del dolore e nella preparazione al parto, il suo maestro è stato un famosissimo neurologo ceco, il Prof. Karel Lewit, sloveno di nascita ma che svolse la sua attività nella città di Praga. Il dialogo scorre veloce e interessante lambendo vari argomenti, dai luoghi comuni che vedono l’ipnosi come perdita di una coscienza propria a quella capacità di maghi o addirittura borseggiatori per spettacolo (pickpocketing) che utilizzano tecniche di distrazione e che sono capaci di farti spostare l’attenzione su parti del corpo che loro vogliono (il mago guarderà la mano che non compie la magia inducendoti così a fare altrettanto) o su oggetti che richiamino la tua attenzione (un anello con una pietra particolarmente luccicante) per farti interessare ad un particolare e sfilarti l’orologio e persino la cintura senza che tu te ne renda conto.
Si parla dei poteri della mente, dall’estasi dei religiosi alle paralisi isteriche, dalla mente che osserva la mente, alla Dinamica Mentale (Vogt, Schultz), dai sogni premonitori all’ipnosi regressiva (che Giancarlo non pratica).
Si parla della sua formazione e dell’incontro che fu determinante nella sua vita, quello con il suo maestro, il dottor Karel Lewit. Il professore di Praga, classe 1916, non solo gli insegnerà la meticolosità di un lavoro puntiglioso sulla persona vista dal punto della sua globalità, ma lo contagerà anche nel modo di concepire la vita. Il maestro è colui che rende possibile la dimensione di una vita spesa in una certa direzione. Il suo mentore infatti sviluppò un metodo di lavoro che si concentra sulla causa del dolore piuttosto che sulla ricerca di sintomi. Il dottore cecoslovacco continuò a curare disfunzioni dei movimenti e affezioni dell’apparato muscolo-scheletrico sino all’età di 98 anni ed è famosa la sua affermazione: “il mio miglior trattamento è stato l’ultimo”.
Il mio maestro consigliava sempre ai suoi pazienti, dice Giancarlo, di intraprendere le arti marziali, perché danno un tipo di sapienza antica, globale, esperienziale, filtrata dal tempo e l’efficacia, che unificano la mente, il corpo e lo spirito in un unicum.
Corpo e mente sono la stessa cosa, hai un corpo perché hai una mente che sente e hai una mente perché hai un corpo che percepisce la mente.
E ancora “la mente è una funzione del cervello che può cambiare sé stesso come ciò che costituisce il corpo può influenzare la mente”.
Giancarlo ci parla delle sue esperienze, ha fatto judo per anni (con maestri famosi, da bambino con il maestro Sojiro Kikugawa, poi al Judo Edera e con i maestri Di Francia e Ripandelli) per poi seguire un maestro cino-malese molto conosciuto, Choo Kang Sing che insegna uno stile antico di Kung Fu (Lam Kiun Pak Toi).
E’ notte fonda quando ci salutiamo e lo ringraziamo della sincera e piacevolissima chiacchierata, ci congeda con un ultimo monito: judo, danza, musica e arti marziali sono esperienze di connessione interiore, il corpo con la mente e la mente con il corpo.
Non avrebbe potuto terminare meglio.
Buona notte Giancarlo.
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