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Horizonte Italia Brasile Onlus

Il judo non è solo uno sport o una disciplina per crescere, così come il gioco non è solo uno scherzo, una divagazione (La pedagogia del gioco, Frobel, Clapàrede, Dewey).

Essi sono terreni germinativi, di osservazione, sperimentazione del sé, campi di realizzazione ove ognuno si mette in relazione con lo sconosciuto e osserva, specchiato negli occhi dell’altro, se stesso e il riflesso delle proprie azioni.

Ma la cosa non finisce lì, in un tatami di judo, in dinamiche di un gioco; le scoperte si portano nella vita e questa a sua volta cambia a seconda delle scoperte che facciamo.


Barbara Barone Silvestri era una giovane campionessa del Nippon Milano, allieva di Fulvio Aragozzini, arbitro internazionale e raffinato conoscitore del judo. Barbara ha un bel viso, un sorriso dolce e due splendidi occhi azzurri che passano da fermi laghetti montani a cupe profondità del mare.

Angelo Fassi faceva un buon judo al Ronin Monza, era allievo di Libero Galimberti (uno dei fortissimi dello storico Busen Milano), poi studente di medicina che prestò servizio nell’86 presso la scuola di educazione fisica di Orvieto nel corpo dei Bersaglieri. Ironico e caustico, eclettico e con una vivissima intelligenza.

Il tempo propone e il destino dispone; li ritrovo dopo qualche anno, a casa mia, sposati, mentre stanno facendo un viaggio in camper e di passaggio dalla Liguria. Passano ancora anni, ci perdiamo di vista, entrambi hanno smesso di fare judo. Poi arrivano gli anni 2000 e poco dopo, l’avvento di facebook. Si riallacciano i rapporti, si incrociano nuovamente i destini. Vengo a sapere che sia io che Angelo siamo appassionati del fumo della pipa, della sua storia e nello specifico, dell’oggetto artigianale. Angelo è più di un appassionato, è un fabbricante, per hobby, di pipe; sono belle e fumano molto bene. Angelo di professione è un affermato odontoiatra.

In occasione di uno stage di judo a Milano, decido di passare a trovarli, abitano assieme a due figli, momentaneamente fuori per l’università, in una bellissima casa sui navigli, nel cui fondo lui ha attrezzato un perfetto laboratorio dove produce i suoi gioielli. Barbara invece si occupa di giardini; è una giardiniera dotta, disegna e realizza giardini di ogni tipo, l’importante per lei, dice, è stare con le mani nella terra.

In quell’occasione parliamo di molte cose ma soprattutto del loro progetto che ormai è operativo da anni e che si chiama Horizonte Italia Brasile Onlus.

Tutto nacque da una vacanza in Brasile, dice Barbara, sentimmo che dovevamo fare qualcosa per aiutare questi bambini.

Intanto il “sentire” credo che sia già un grande risultato. Non perché siamo poco sensibili oggigiorno, ma perché la nostra sensibilità è molto estesa, ma solo superficialmente. Ovviamente questa è un’affermazione generica, i singoli casi non fanno testo, ma penso che dal punto di vista sociale, vuoi per il consumismo, vuoi per un nichilismo dilagante, vuoi per una pressione dei media, siamo una società molto emotiva, ma senza scendere in profondità, siamo di pancia, senza riflessioni, con tempi veloci e fatti solo di reazioni impulsive, con poca riflessione e sedimentazione.

Questo tipo di elaborazione risponde a dei bisogni sociali e lavorativi senza dubbio, ci rende smart, veloci nella risposta, sempre sul pezzo come si dice nel gergo, ma alla fine della giornata ci sentiamo svuotati. Siamo come i secchi de “ la ngègne”.

(Venivano così chiamati nel sud agricolo quei vecchi e ingegnosi pozzi azionati dall’animale, di norma un somaro, che girava in tondo azionando, tramite una ruota e una puleggia, i secchi che trasferivano l’acqua dal pozzo all’esterno. Così siamo noi, presto ci riempiamo e presto ci vuotiamo, operosi di giorno, per tutto il tempo che serve l’acqua ma poi a sera rimaniamo vuoti sino all’uso del giorno dopo). Siamo funzionari di apparato, la nostra vita e la nostra identità gira solo attorno al ruolo che rivestiamo a livello lavorativo (U.Galimberti). Anni prima Pier Paolo Pasolini identificava questo potere come un nuovo fascismo imperante, perché aliena l’uomo, distogliendolo dalla sua natura propria e rendendolo schiavo di bisogni, mode e consumi.

Angelo e Barbara quindi non si fermarono alla semplice sensazione, che nella vita quotidiana viene subito cacciata da una sensazione successiva; non furono presi dal senso di impotenza e non si raccontarono che tanto non potevano farci niente. Si fermarono a riflettere e progettarono un intervento: la costruzione di una scuola. Serviva un investimento iniziale, una casa, e soprattutto trovare maestre e personale da coinvolgere nel progetto, e così fu. Angelo e Barbara andavano in Brasile almeno due volte all’anno, il resto lo seguivano da casa. A Milano incominciarono a organizzare concerti con musicisti brasiliani, samba, aperitivi e cene con il cibo preparato da Barbara per raccogliere fondi da impiegare nel progetto. Ancora oggi vanno avanti con queste iniziative, con la riffa che in palio ha le pipe costruite da Angelo o altri oggetti di chi vuol contribuire.

Horizonte Italia Brasile Onlus ha compiuto oggi i 15 anni (2006) e aiuta 200 bambini ogni anno a Paripueira, in provincia di Maceiò (capitale dell’Alagoas uno degli stati più poveri del Brasile).

Questo progetto è diventato come un figlio che non puoi più abbandonare, che nutri e fai crescere, finché un giorno sarà grande a sufficienza da andare avanti da solo, con le proprie gambe. In più c’è un aspetto che ci piace sottolineare, che questo progetto è nato e cresciuto da due judoisti e questo ha in sé un forte valore simbolico.


(Per donazioni e ulteriori info www.horizontebrasil.org)



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