Epigenetica e judo
Laureanda in biologia, 24 anni, l'età in cui stai per uscire dall'adolescenza, ma non sai ancora con che scarpe e per dove. Un judogi appena acquistato, a poco prezzo, di un giallo paglierino inguardabile che rilasciava un odore pungente, selvatico, destinato a entrare nella memoria olfattiva, che permette di distinguere il novizio ad occhi chiusi. “No problem, 1 o 2 lavaggi a 90 gradi e diventa bianco e profumato!”..già, anche lui doveva subire uno shock (termico nel suo caso) per eliminare le impurità..lo stesso che avrei subito io da lì a poco.. più di uno, in realtà.
Il primo? Piedi nudi. Io, che anche d'estate portavo in casa le scarpe (per cosa poi? Scappare, rincorrere?). D'improvviso sentii tutta la fragilità delle mie esili caviglie sommergermi e salendo sul tatami titubante ebbi il secondo scossone.
Tutte quelle distinzioni sociali che tanto detestavo, ma che mi aiutavano in parte a distinguere, erano sparite. Tutti uguali lì sopra. Dott, prof, sig.. ricco, povero, credente, ateo.. nessun riferimento, solo un kimono bianco con una cintura che distingueva esperti da non.
“Il re è nudo”, io ero nuda, ma come me, tutti lo erano.
Così iniziò il mio percorso nel più efficace “gioco da tavolo” della vita che abbia conosciuto, il judo.
Sapete cos'è l'epigenetica? E' la branca della genetica che si occupa di quei caratteri ereditabili influenzati dal tempo e dallo spazio (epi- in greco significa "sopra"), non cambia ovviamente il gene, la sua sequenza, ma la sua espressione, il fenotipo. Ciò significa, semplificando, che nel nostro DNA esistono come delle piccole porte di accesso a determinate sequenze, in grado di aprirsi o chiudersi a seconda degli stimoli ambientali che arrivano. Stimoli che devono essere ovviamente ripetuti, costanti, consapevoli o no, ma che alla fine vanno ad aprire o chiudere quelle porte, permettendo l'espressione o meno di quei geni. Ciò che viene definita predisposizione genetica, altro non è che questo. Il gene c'è, ma la sua espressione dipende dall'ambiente che ci circonda.
Pensiamo all'influenza che hanno le cattive abitudini alimentari e l'inquinamento sulle problematiche fisiche (la predisposizione famigliare ai tumori ad esempio) oppure il disagio sociale o famigliare su quelle psichiche.
Ma la magia sta da un'altra parte. Una rieducazione costante e continua, può invertire il processo o impedire che si realizzi.
Nell'ambito del judo, questa sorta di riprogrammazione è insita nel suo percorso (do) ed è di inestimabile valore sociale.
Insegnare ad una persona a cadere, rialzarsi, ripetere all'infinito una tecnica, combattere senza fare del male, affrontare la paura, rispettare chiunque abbia davanti, aiutare il compagno a crescere, in un circuito ripetuto senza fine che penetri nel profondo, induce degli automatismi che, consapevolmente o no, fuori dal tatami finiscono per sostituire i vecchi schemi.
Alcune porte si aprono altre tornano a chiudersi.
Judo e vita, vita e judo. Un progresso che da una parte si ripercuote nell'altra, senza volerlo, perchè qualcosa nel profondo, nel DNA, è cambiato.
Noi siamo solo uno dei tanti fenotipi possibili di un unico genotipo, che altro non è, strano a dirsi, che il risultato delle nostre scelte e delle opportunità che offriamo a noi stessi.
Il fato rappresenta le carte che ci sono state date alla nascita, il destino è come ce le giochiamo....
L.
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